La Societa` Astronomica Dilettanti Varesina
Furia lavorava nell’ufficio del registro degli Atti Giudiziari che allora si trovava in via Cattaneo, a Biumo. Lavorava allo sportello delle relazioni pubbliche, “ed era sempre sorridente” (ricordo dell’avv. Zuccaro, 2012). Ogni giorno si presentava allo sportello il collega Mario Tagliabue. Discorrevano di astronomia al bar, e talvolta si incontravano per osservare insieme; fu Mario a mostrargli Giove per la prima volta. Ai due si unì Antonio Piccinelli, detto Tonino, che lavorava all’ACI e si interessava di fotografia. Tonino, in una lettera scritta a Furia molti anni dopo, ricorda una fredda sera del gennaio 1957 quando insieme tentavano di fotografare la Luna col telescopio Segre. Erano nell’orto di casa Furia, in via Andrea del Sarto, e ancora non c’erano la stazione dei pompieri e i palazzi a impedire la vista di cima Paradiso. Furia d’un tratto disse: vedi Tonino, lassù sorgerà il nostro osservatorio.
Nei suoi rientri dall’osservatorio di Brera, Furia si chiedeva perché non fare gruppo, partecipare ad altri la bellezza del cielo. Un giorno decise: alla moglie nel dormiveglia sussurrò che avrebbe costituito una associazione di astronomi dilettanti. La risposta fu breve e significativa: Tu? Voleva dirgli che era un’idea strana, che partiva da una persona solitaria, senza molti amici. Ma qualcosa era scattato, il desiderio vagheggiato si era fatto freccia, scoccata da un arco interno. E quella freccia filò dritto, irrevocabilmente verso la meta, per un percorso misterioso e avventuroso: la storia di Salvatore Furia e della Schiaparelli. Il 20 giugno 1956 i tre e Armida Papa, dal 1954 coniugata Furia, costituirono l’Associazione Astronomica Dilettanti.
Sul principio dell’estate dell’anno millenovecentocinquantasei ebbe a formularsi, per vagheggiamento, a lungo meditato negli anni, di Salvatore Furia, il progetto di raccogliere attorno a sé alcuni uomini che per spontaneo richiamo, prendessero passione, nella propria vita quotidiana, agli studi dei fenomeni degli astri. Il progetto intendeva la propria assidua speranza, e di continuo la ponderava, semplicemente nella possibilità di occupare quel tempo libero che in ogni giornata residuasse a coloro che comunque svolgessero un’attività lavorativa e che precipuamente intendessero fruire di quelle libere occasioni per dedicarsi alle scienze della Natura.
Cosicche, fruendo di questa latente attitudine degli uomini, presero corpo le prime iniziative: che meglio maturarono nella coincidenza dell’apparire, sul finire della stessa estate, di un ciclico fenomeno celeste, quell’anno di particolare evidenza: l’opposizione del pianeta Marte. (proemio dell’atto costitutivo della Soc. Astr. Schiaparelli).
Erano i giorni dell’opposizione di Marte del 1956. Negli osservatori, tra i quali Palomar, erano in atto i preparativi: si voleva scoprire se le calotte fossero di ghiaccio d’acqua.
Furia scrisse e consegnò al direttore della Prealpina Gianfranco Bianchi il suo primo articolo, che uscì il 7 settembre 1956 col titolo “I soci del Gruppo Astronomi Dilettanti – Da ieri sera in città scrutano il pianeta Marte”. Descriveva l’evento e la mobilitazione della ricerca nel mondo, e annunciava l’esistenza dell’associazione Gruppo Astronomi Dilettanti. Fu l’inizio di una grande avventura umana.
Al gruppo iniziale di quattro soci si unirono presto altri: Orlando Morelli, Giorgio Cavalieri, Eugenio Bini, Alberto Fisco, Siro Giani, Carlo Rizzi, Luigi Montalbetti … attratti dall’interesse per il cielo o iniziale curiosità. Si riunivano nella cucina di casa Furia, in Via Andrea del Sarto. Le osservazioni si svolgevano in un campo di grano a Ronchetto Fé, o sulla collina dove oggi sorge il quartiere Sangallo, utilizzando un riflettore da 19 cm concesso in uso dall’ing. Ippolito Segre, astrofilo milanese, che poi ne fece dono.
L’associazione cambiò nome in Società Astronomica Dilettanti Varesina. Lo statuto venne approvato nel convegno degli astrofili varesini dell’ottobre 1956.
Furia iniziò la collaborazione col giornale La Prealpina. Il 20 novembre 1956 fu pubblicata la fotografia dell’eclisse di Luna, eseguita al fuoco del riflettore Segre, inaugurato per l’occasione: la prima fotografia astronomica eseguita da studiosi concittadini nel cielo della nostra Città. Hanno partecipato alla fotografia T. Piccinelli, M. Tagliabue e S. Furia selenografo.
Nel 1957 fu ben visibile a occhio nudo la cometa Arend Roland (1956 II).
L’anno geofisico
E` del 5 ottobre 1957 la descrizione del passaggio nel cielo di Varese del primo satellite artificiale della storia. Lo Sputnik I pesava 84 kg e fu lanciato dai russi il 4 ottobre, suscitando enorme emozione in tutto il mondo. Il gruppo di osservazione avvistò lo Sputnik I alle ore 3.15 e ne misurò i tempi del transito, in collaborazione con l’osservatorio di Brera e nel quadro di un programma dell’Anno Geofisico Internazionale (1957-58).
… ricorderemo i sorrisi di scettica ironia di coloro che ci sentivano parlare di lune artificiali. Quando lo Sputnik apparve nel nostro cielo fummo i primi a spiarne il rapido sorgere nelle luci del crepuscolo, proprio là a mezzavia tra la falce lunare e vespero in fase. Da allora le nostre osservazioni sui satelliti artificiali vengono trasmesse a Brera e le notizie relative ai passaggi ci vengono forniti direttamente dall’accademia delle scienze sovietiche, mediante telegrammi in cifra che, tradotti presso l’osservatorio astronomico di Merate, ci vengono tempestivamente trasmessi. (Resoconto 1956/58).
Le precise cronologie di eventi, equivalenti a misure di longitudine, erano finalizzate alla verifica della teoria di Wegener per la deriva dei continenti. Altro obiettivo dell’Anno Geofisico fu lo studio dei fenomeni solari e della magnetosfera, per l’attività spaziale e le radiocomunicazioni.
Un mese dopo partì un secondo Sputnik, di mezza tonnellata, con a bordo la cagnetta Laika. La risposta americana non si fece attendere: il 31 gennaio 1958 fu lanciato il satellite Explorer I, grazie al quale furono scoperte le fasce di Van Allen della ionosfera. Nello stesso anno fu istituito l’ente spaziale N.A.S.A.
Il 4 ottobre 1959 l’U.R.S.S. lanciò un razzo a più stadi con la “stazione interplanetaria MAS”, di circa 1,2×1,3 metri, che raggiunse la Luna e fotografò per la prima volta la faccia nascosta, constatando anche l’assenza di un campo magnetico lunare.