Brera
Tornato a Catania per il funerale del padre, si recò in visita a Luigi Taffara (1881-1966), astrofilo di grande talento divenuto direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Catania, presso il Monastero dei Benedettini a S. Nicolò l’Arena. Egli conosceva Salvatore sin da piccolo, quando ancora abitava nei pressi del vecchio palazzo dell’osservatorio e vi entrava attratto dal rituale del colpo di cannone di mezzodì, facendosi sorprendere nei corridoi. Dall’età di dodici anni osservava assiduamente la Luna, col suo cannocchiale da marina; più grandicello, poté osservarla nel cannocchiale Merz della specola di Catania. In seguito la famiglia Furia si trasferì in una azienda agricola più in alto, sull’Etna.
Taffara scrisse una lettera di presentazione per il prof. Francesco Zagar con la quale Furia si presentò nel 1953 a Brera.
Fui colpito dalla figura del prof. Zagar, con un accento spiccatamente veneto, occhietti piccoli e scrutatori. Teneva i piedi appoggiati al bordo della scrivania, e l’eterna sigaretta in mano; espirando il fumo formava ampi cerchi sopra la testa. Dal vecchio custode Mario Gerli avevo saputo che gli astrofili milanesi erano stati estromessi dall’uso di qualsiasi strumento dell’osservatorio, per abusi non specificati. Nonostante questa premessa poco lusinghiera, ottenni grazie alla presentazione l’agognata autorizzazione a frequentare l’osservatorio.
Mi feci accompagnare alla cupola da Gerli, che mi precedeva con fatica sulla scala di 130 scalini. Spalancata la porta e accesa la luce, fui impressionato dal rifrattore Merz da 22 cm. Aperta poi la cupola vidi sul pavimento polvere, un nido vuoto, una vela di ragnatela che pendeva dal portaobiettivo. Chiesi a Gerli una scopa e stracci. Ero entrato circa a mezzogiorno e ne uscii appena in tempo per l’ultimo treno. Ero molto soddisfatto, ma soprattutto lo fu Gerli che mi abbracciò dicendo “Ci voleva proprio lei”. Il sabato successivo tornai e nel pomeriggio il prof. Zagar mi aspettava: “Gerli mi ha raccontato del suo lavoro in cupola, si e` guadagnata la mia fiducia”.
Impiegai tre anni a ripulire l’osservatorio. Trasportavo a spalla i calcinacci dalla cantina al cortile, con cesti di vimine. Un camion portava via i calcinacci. Accanto al mucchio qualcuno aveva deposto dei rottami di rame; un operaio mi fece notare che un tubo aveva incollato, a suo dire, un pezzo di vetro. Era un cannocchiale del ’700 con una lente di colore verdastro. Lo portai dentro per ripulirlo e sistemarlo. In un altro viaggio trovai tra i calcinacci una lastra di rame di circa 1 metro: era l’incisione di una selenografia di Geminiano Montanari, che risaliva al 1662. Fu recuperata e ripulita. Al ritorno del prof. Zagar da uno dei suoi viaggi in America, gli feci constatare la sistemazione e la pulizia degli scaffali e delle cantine: Zagar era raggiante. Gerli mi procurò un rumorosissimo aspirapolvere industriale, e potei rimuovere molta polvere risalente ai bombardamenti degli Alleati. Gli spezzoni avevano una forma esagonale, lunghi 40 cm, con diagonale al massimo di 30 mm. Gerli ne trovò alcuni inesplosi, e io riuscii a rimuoverne la spoletta, con suo grande terrore. Non rischiavo, perchè dal ’40 al ’42 avevo lavorato come disegnatore tecnico allo spolettificio della Marina a Solbiate Arno, presso la Ditta Longhini. Svuotai il contenuto di polvere verdastra in una bacinella d’acqua, ma questa immediatamente ribollì con esalazioni di zolfo. Scappammo subito, temendo che fosse polvere incendiaria al fosforo, che reagisce violentemente anche con l’acqua.
A Brera lavorava il dott. Proverbio, assistente astronomo, con l’incarico di controllare i cronometri dell’osservatorio. Egli faceva sistematiche osservazioni delle occultazioni lunari nella cupola di Boscovich, col Merz da 22 cm. Altri astronomi in quegli anni erano Andrissi, Hack, Masani, Broglia e Fracassini.
Un giorno si affacciò alla porta della cupola un signore con la faccia magra, gli occhiali spessi e la coppola alla siciliana: “Ooh, ha rimesso a nuovo la cupola!” Era il prof. Luigi Andrissi, astronomo di Brera. Era stato ufficiale di stato maggiore dell’esercito durante la II guerra mondiale, e compagno di liceo di Zagar.
Era l’anno 1956, quando una sera mi trattenni la notte a casa sua per osservare Marte e disegnarne il volto, secondo gli insegnamenti di Schiaparelli, che egli stimava molto. Fu purtroppo l’ultima notte trascorsa insieme in cupola, giacché il prof. Zagar gli proibì l’accesso alle osservazioni con la motivazione che Andrissi “non era oggettivo”. Andrissi si ammalò, ma mi aiutò sempre nelle operazioni che svolgevo a Brera.
La porta accanto all’appartamento di Andrissi conduceva allo studio di Margherita Hack. Sul corridoio dell’osservatorio si affacciava l’aula di Aldo Masani. Ciò che mi colpì subito fu una sorta di arazzo con cornice di legno e al centro un enorme ritratto fotografico di Josiph Stalin. Mi recavo spesso nell’aula, quando Masani non teneva lezione, per consultare gli atlanti dei profili lunari di Beer e Maedler (1837) che mi servivano per tracciare altezze e sezioni dei crateri e dei circhi lunari. L’aula esercitava un fascino speciale: era un ambiente raccolto e ospitava una bellissima libreria in noce antico. Vi si percepiva la storicità dell’importante osservatorio. Nonostante la mia antipatia per il volto di Stalin, riuscii a fare amicizia con Masani, e ottenni da lui una conferenza al Salone Civico Estense a Varese, che tenne in modo brillante e con successo di pubblico (appunti di C. Cattaneo).
Furia frequentò l’osservatorio per quasi dieci anni, il sabato pomeriggio dopo il lavoro e rincasando tardi, dedicandosi allo studio della Luna e al riordino e catalogazione per autori e materie dei libri della vasta biblioteca. Zagar lo incaricò di studiare i fenomeni transitori della superficie lunare, come la verifica delle fumate osservate nel cratere Alphonsus. Ebbe pertanto modo di compiere osservazioni con entrambi gli strumenti usati da Schiaparelli: il rifrattore Merz da 22 cm di Brera e il Merz-Repsold da 49 cm a Merate (nel 1958 l’astronomo russo Nikolai Kozyrev osservò per circa 30 minuti una eruzione sul picco centrale del cratere Alphonsus, attraverso un telescopio da 48 pollici. Se si respinge l’ipotesi vulcanica, il fenomeno si spiega come un impatto di frammento cometario, o la liberazione di una sacca di gas intrappolata sotto la superficie).
Durante un incontro con Zagar e Andrissi, Furia illustrò la sua idea di costruire un osservatorio astronomico popolare sulla Vetta Paradiso. Zagar lo indirizzò a Brescia, da Ferretti Torricelli. Si incontrarono presso la Specola Astronomica al Castello, e poi altre due volte.
Nota: Angelo Ferretti Torricelli (1891-1980), laureato in fisica e professore di liceo a Brescia, diede vita al gruppo scientifico Astrofisma (1949) e fondò la Civica Specola Astronomica Cidnea (1953) grazie al sostegno della provincia e del sindaco Bruno Boni. Sotto la cupola si trovava il rifrattore Ruggieri di 12 cm, entrato in funzione il 30 maggio 1953. Fu il primo esempio in Italia di osservatorio popolare, diretto da Torricelli fino al 1980. Sempre in Castello allestì un giardino di flora prealpina.
Oggi mi sento veramente obbligato e intimamente legato a quest’uomo, a questo studioso, a questo maestro che amava tanto i giovani, che mi aveva dato il seme di quella vocazione interdisciplinare che mi portò a ideare la figlia della Specola Cidnea di Brescia che, senza il mio primo incontro con Angelo Ferretti Torricelli avvenuto al Castello nel 1953, non avrei forse avuto stimolo a realizzare … Fu nel 1960, l’ultimo incontro, che il maestro ebbe la certezza che io sarei arrivato a realizzare le cose che lui aveva teorizzato, e a darne pratica attuazione. Ero solo io che non sapevo come avrei fatto a condurle in porto, mentre lui ne era convinto e di questo ebbi certezza attraverso una confidenza del Prof. Francesco Zagar. … Ecco perche’ io dico che la Provvidenza mi aveva messo davanti un uomo che aveva dischiuso un regno inimmaginabile di tesori. Oggi ho 68 anni, ma sono rimasto il ragazzo impetuoso, vulcanico, talvolta un po’ confusionario, che ha cercato di realizzare le tappe per la costruzione di quella Cittadella delle Scienze della Natura, delle Scienze del cielo e della terra che egli aveva seminato in quei tre incontri fondamentali per la mia vita! (AA.VV. Nel centenario della nascita di A. F. Torricelli, Stamperia Fratelli Geroldi, 1993 Brescia).
Mentre Zagar si mostrava scettico, Andrissi lo incoraggiò sempre, e lo esortò a intitolare l’osservatorio a Schiaparelli, astronomo umanista e autore di belle pagine di astronomia popolare.