La baita

Dopo la chiusura nel 1953 del Grand Hotel e delle funicolari, Campo dei Fiori era un luogo solitario e incolto. Con la donazione Vita, diventava urgente la conoscenza approfondita del sito dell’osservatorio e delle condizioni meteorologiche, con rilievi topografici e misure termometriche per stabilire la profondità delle tubazioni. Non più solo, Furia salì più volte a Vetta Paradiso:

26 novembre 1960. Spedizione meteorologica e osservazioni diverse a Campo dei Fiori. Sulla vetta alle h 22 con Rossi, Zanzi, Morelli, e Scrimieri. Affascinante, superba, indimenticabile visione di un mondo sinora appena sognato. Rendo grazie al Cielo per la gioia che ho avuta assieme agli astrofili di scorgere stasera dalla vetta del Campo dei Fiori un frammento della vita futura che lassù mi attende. (Agenda, S. Furia)

Mercoledì (senza data, foglietto inizio agenda 1961) h.8,30-9,30 in Comune di Varese a sentire cosa e successo da fermare i lavori. Non sanno ancora dove deve essere costruita la capanna-rifugio. Reputano una impresa enorme costruirla ed infine pensano che costi troppo. In ogni caso per sabato non è neanche il caso di parlarne.
Premetto che non sono venuto a sentire i motivi che si oppongono alla costruzione del rifugio in Vetta, ma solo per dichiarare che ove la costruzione non venga eseguita entro sabato, non intenderò più oltre proseguire colloqui con chicchessia, e non vorrò più sentire parlare di osservatorio. Ne ho abbastanza! Erga … alle 9.30 partivano per CdF i geometri Ravasi-Luraschi e Bottini i quali però sono ancora dubbiosi perché non c’è personale disponibile. Mah! Alle 10,30 in ufficio perviene il Morelli a cui do l’incarico di raggiungere il CdF e verificare se siano veramente stati in loco gli adepti comunali, e nel frattempo di osservare con buon senso dove sia meglio costruire la base, senza intralciare l’area destinata all’erezione delle 2 cupole. Alle 14,30 parto dall’ufficio coi geometri Ravasi-Luraschi e con il capomastro Luini alla volta del CdF perché mi dicono sia un’impresa ardua e complicata l’operazione del trasporto materiali a causa del terreno accidentato e della forte pendenza. Arrivati in vetta constato che è invece possibile a condizione di lavorare seriamente con almeno trenta uomini disponibili. Secondo me tutta la giornata di domani, giovedì, dovrà bastare al trasporto dei materiali dalla strada militare alla vetta ed anche per avviare ottimamente la montatura della baracca rifugio. Venerdì sarà destinata alla finitura e sabato ne prenderanno possesso gli astrofili … spero! Alle 15,50 offerto da bere agli ospiti e al Morelli.

La baita: Furia in terrazza
La baita: soci in terrazza
La baita: lettura strumenti meteorologici

28 novembre 1960 ore 14,30-22,30. Organizzazione spedizione C.d.F. Con assessore ai Lavori Pubblici, con Ing. Bianchi per costruzione rifugio in vetta! Con Arch. Campanella per discussione Progetto osservatorio! … A casa perché sono stanco morto. (Agenda, S.Furia)

L’1 dicembre 1960 gli operai del comune montarono una baita sul terreno comunale dove ora sorge la RAI. Aveva l’intelaiatura di tubi dalmine ed era rivestita di lamiera. Per isolarla termicamente Furia riempì l’intercapedine della doppia parete con pula di riso. Era attrezzata con tre letti a castello e l’A.A.S. fornì coperte, stufa, cucina da campo e batterie. Per difendersi dai furti esposero minacciosi cartelli di pericolo radiazioni. Una lucerna collocata sull’angolo permetteva di comunicare con Varese, con segnali di luce. I soci giungevano alla pensione Irma a bordo della Fiat 600 di Furia. Da lì salivano a piedi lungo un tracciato nel bosco segnato con vernice gialla. Si portavano a spalla la batteria per il faretto, la bombola del gas e le attrezzature.

Sabato 3 e domenica 4 dicembre 1960. Arrivo a Campo dei Fiori, Vetta Paradiso, ore 17,30. La cordata è composta da Furia, Tagliabue, Zanzi, Trevisan, Rossi, Bertoni, Nicora, Manetta A, Manetta S, Scarpolini, Manetta P, Baratti. Prime operazioni. Furia: sistemazione provvisoria psicrometro e polimetro di Lambrecht, termometro Max e min, termometro geologico, quest’ultimo in prossimità dell’area che occuperà l’osservatorio … Un lume a petrolio è stato innalzato sotto la gronda lungo il lato sud in modo che sia visibile da casa. La temperatura interna alla capanna è 5°, … Luna piena, sto scrivendo alla luce lunare. Dalle 22 di ieri e sino alle 13 ogni mezz’ora sono state effettuate osservazioni meteorologiche … Come avevo previsto gli astrofili non hanno portato proprio quelle cose e quegli oggetti che veramente necessitano e per i quali tanto a lungo avevo discusso domenica scorsa. Così è mancata la lampada a carburo, è mancata la stufetta a liquigas per la quale ero uscito dall’ufficio ieri a concordare la consegna. Non abbiamo avuto il vino, né la pasta né la carne. Se non ci fosse stato il Manetta P. a portare quello che avevo raccomandato non si sarebbe mangiato un bel nulla! E a C.d.F. l’appetito non manca …
La notte è trascorsa piuttosto freddina nonostante il sacco a pelo a causa delle infinite fessure della capanna. Fintanto che non sarà completata non ci si dormirà più, pena una polmonite o peggio. Alle 23,30 Tagliabue ha effettuato segnalazioni da casa sua per circa 15’ che si scorgevano benissimo da qui anche ad occhio nudo, certo molto bene al cannocchiale Bush. Abbiamo risposto con altri segnali intermittenti. Li avrà visti Mario? Abbiamo fatto pulizia generale prima di ripartire. Ho provveduto a contrassegnare in giallo oro tutto il sentiero che porta al campo. (agenda S. Furia).

Furia approfondì la conoscenza della montagna e meditò il suo progetto.
Dio mio! Quanta bellezza! Quanta solennità lassù fra l’azzurro terso del cielo e lo splendore irreale della capanna alpina. La voce si fa lieve come il pensiero e timorosa quasi d’esser sentita … ma dal cuore una preghiera affiora … sia lode a Te o Dio perché sei veramente grande, bello e immenso. (agenda S. Furia, 26 dicembre 1960).

Una sera d’inverno, mentre Furia e Morelli salivano verso la baita con la bombola del gas, furono avvolti dalla nebbia fitta. Il fascio della torcia penetrava appena nel muro buio della nube, e si smarrirono. Passarono la notte in una buca nella neve alta, stretti accanto. Al mattino scoprirono che la baita era a pochi metri di distanza. (O. Morelli, 2014).


Nella lettera al sindaco Ossola del 21 marzo 1961, Furia sciolse ogni riserva sull’ubicazione dell’osservatorio sulla Cima Paradiso per orizzonte libero, presenza di vegetazione d’alto fusto che fa da schermo, attenua le correnti d’aria e il dilavamento e favorisce la dispersione delle correnti, minore inclinazione degli strati di roccia, assenza di fenomeni carsici importanti, buon seeing notturno. Queste e altre osservazioni erano il risultato di 680 ore di osservazioni diurne e notturne compiute personalmente e con l’aiuto di soci dal 21 dicembre 1960.

Notte in baita

Sabato 16 dicembre 1961 Ore 22, il barometro segna 735 mm, temperatura -1, umidita 58%. Decido di andare a Campo dei Fiori. Lassù, nebbia solo ad 1 metro da terra, nemmeno un filo d’aria, assoluta quiete e immobilità.

Alle 24 cade qualche fogliolina di neve. La temperatura è -8, fa troppo freddo per nevicare. In capanna fa ancora più freddo che fuori, almeno è ciò che sento nelle ossa che me lo fa pensare. Non riesco ad appisolarmi. Alle 2 finisce il petrolio nel lume e resto al buio. Non ho neanche la pila. Accendo tutti e tre i fornelli della cucina per scaldare un po’ l’ambiente; in effetti un po’ di calore si sente. Fuori comincia a cadere lenta e lieve una piccola quantità di neve. Alle 2.45 decido di riposare.

Attorno a me il silenzio della notte si anima dei soliti rumori ma non sono che splendidi compagni per intime riflessioni nella solitudine del mio spirito. Com’è diverso quassù quando ci sono gli astrofili! Penso che sarebbe assai più bello che ognuno potesse fruire di un certo momento d’isolamento totale e trovarsi solo con se stesso. A piccole dosi naturalmente!
Ore 7.45 cm 5 di neve, T=-6, vento =Q. Visibilità: splendida in cielo. Venere domina a Est Sud Est. A 45 gradi dal punto ove dovrà sorgere il sole l’arco alpino è meravigliosamente tinto di rosa. In terra foschia, la pianura è tutta bianca, l’aria è frizzante, le ossa rotte! Scappo a casa o rischio di congelare. Addio Capannina, tra non molto avrai la compagnia di un’altra costruzione verso occidente e sarà la cosa per cui tu trovasti ragione d’essere. Pericolosissimo il viaggio di ritorno, strade coperte di ghiaccio. La Carolina si è girata due volte di 180 gradi. (S. Furia, agenda 1961)

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