La mostra
Una sera sul principio dell’inverno 1959, mentre Furia, Tagliabue, Morelli e Piccinelli stavano montando il telescopio nella sala cinese, venne senza preavviso il notaio Zanzi in compagnia di un’altra persona. Zanzi sapeva che Furia voleva allestire una mostra per presentare al pubblico l’associazione e il progetto dell’osservatorio. Tra le boccate di fumo del sigaro toscano e i colpi di tosse, Zanzi presentò a Furia l’architetto Luigi Vermi. Disse che la mostra sarebbe stata un magnifico evento per la città ed era lì per offrire il patrocinio dell’Azienda Autonoma di Soggiorno. L’architetto avrebbe dato le istruzioni per l’allestimento.
Il 16 gennaio ci fu un sopralluogo dell’architetto, col notaio Zanzi e il direttore dei musei Mario Bertolone, per l’ambientazione della mostra e il piano di adattamento della cappella per l’accesso. Gli associati lavorarono tutte le sere, montando pannelli, luci, vetrine, e un grande tappeto. Furia ottenne da Zagar libri e strumenti da esporre, il ritratto a olio di Schiaparelli (che poi Zagar riprese per una mostra a S. Pietroburgo, dove Schiaparelli aveva trascorso un periodo presso l’osservatorio di Pulkovo).
Il 13 marzo 1960 il sindaco Lino Oldrini tagliò il nastro per inaugurare la Mostra della Società Astronomica, a Villa Mirabello. Era aperta ogni domenica dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30, e fu visitata dalle autorità varesine, dal prof. Zagar e da numerosi cittadini.
Nella sala cinese facevano bellissima mostra il telescopio equatoriale con gli accessori, lo specchio da 38 cm costruito da Virgilio Marcon e il suo grande e pesante tubo (officine Siome di Malnate), uno strumento dei passaggi, un teodolite Salmoiraghi, un antico cannocchiale cercatore di comete, un atlante stellare, un cannocchiale dono del dr. Moiraghi, il cannocchiale e la biblioteca astronomica del rag. Lanciotto Gigli, astrofilo e membro del consiglio comunale, un telescopio fotografico azimutale per l’osservazione dei satelliti artificiali e altri ancora. Alle pareti erano esposte grandi fotografie della Luna degli osservatori di Parigi e di Lick. Era presente una sezione dedicata alle apparecchiature meteorologiche e un’altra dedicata alla stazione radio per lo studio di satelliti e ai razzi.
Su un tavolo era esposto il progetto dell’Osservatorio Astronomico Popolare di Campo dei Fiori. L’osservatorio sarebbe stato il secondo in Italia nel suo genere, preceduto solo dalla Specola Cidnea di Brescia ma, a differenza di questa, avrebbe goduto di una foresteria, per svolgervi un’attività prolungata e ospitare altre città.
La Donazione Vita
Durante una conferenza di Furia a Villa Mirabello apparve il dott. Chang Sai Vita, un uomo distintissimo, dai lineamenti asiatici, che dopo avere assistito senza mai intervenire a tre mie conferenze scientifiche e di promozione del nuovo osservatorio, si presentò: sono Sai Vita, imprenditore del settore abbigliamento; sono milanese ma ho una villa nel parco Diamante a Varese. L’imprenditore, nato a Shangai e di famiglia milanese, era proprietario della rinomata azienda di abbigliamento Valstar, ed era anche consigliere commerciale di Mao Tse-tung. Aveva ascoltato con molta attenzione la presentazione del progetto e ora voleva informazioni dettagliate sul cannocchiale Merz e su telescopi più potenti; parlò con distacco, freddezza, e poi se ne andò.
Il progetto prese improvvisamente concretezza il 12 novembre 1960, quando i coniugi Adele Pesaro e Sai Vita si presentarono al sindaco Oldrini per comunicargli la volontà di donare i 50 milioni di lire necessari per la costruzione dell’osservatorio astronomico e meteorologico.